martedì 8 aprile 2008

FUCILE CARCANO MOD 91

Carcano Mod 91

Carcano Mod 91

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Il fucile Carcano Mod. 91, meglio conosciuto come Mannlicher-Carcano o anche Carcano-Parravicino, è un fucile bolt-action adottato dal Regio Esercito nel 1891, sostituendo il vecchio Vetterli-Vitali, con il calibro di 6,5 x 52 mm. Il fucile fu sviluppato da Salvatore Carcano delle fabbrica d’armi di Torino con la collaborazione del generale Parravicino dell’arsenale di Terni. Il Mod. 91 venne prodotto sia nella versione lunga che carabina e servì sia nella Prima che nella seconda guerra mondiale, oltre che in vari conflitti coloniali.

Storia

A seguito della scoperta da parte di Paul Marie Eugenè Vieille nel 1884 della polvere infume, attraverso la gelatinizzazione della nitroglicerina con una miscela di etere ed alcool, si rese disponibile la possibilità di progettare fucili di calibro minore a quelli fino ad allora adottati. Il Regio Esercito aveva in dotazione i Vetterli-Vitali calibro 10,35 mm, di pur buon qualità, ma diventati obsoleti da questa nuova scoperta.

Le opzioni erano tra un sistema ad otturatore girevole-scorrevole stile Mauser oppure uno scorrevole stile Mannlicher. Inoltre la stessa Mauser adottò nel 1888 un calibro da 8 mm, che sembrò all'inizio una scelta ragionevole, ma, a seguito di alcuni esperimenti, si decise di adottare un calibro ancora inferiore, da 6,5 mm, che avrebbe permesso, tra l'altro, alle truppe di trasportare con facilità un maggior quantitativo di munizioni. Inizialmente si adottò per le munizioni un propellente alla balistite, ma poiché diede problemi di eccessiva erosione e di stabilità a temperature estreme, si passò alla solenite come propellente standard, un composto molto simile a quello adottato nel 1901 in Gran Bretagna, la cordite.

Questa scelta indusse la Commissione incaricata di studiare un nuovo fucile di affidare la progettazione e la produzione dello stesso alle fabbriche d'armi dello Stato, in quanto per un calibro così piccolo non c'era disponibilità nel mercato internazionale.

Inoltre si notò che nella canna, sottoposta ai forti attriti di proiettili col nuovo propellente, si tendeva ad usurare la rigatura ed, inoltre, i proiettili perdevano a volte la camiciatura. Si decise, quindi, di adottare, per la prima volta al mondo, una rigatura progressiva.

Fucile Mod. 91 e varianti

Particolare dell'azione del fucile Mod. 91

Particolare dell'azione del fucile Mod. 91

La gara, indetta tra le fabbriche d'armi nazionali, vide vincitore il modello presentato da Salvatore Carcano, molto simile a quello adottato dalla Mauser ma semplificato, mentre per il sistema di caricamento la spuntò quello della Mannlicher (da cui il nome Carcano-Mannlicher).

Il 29 Marzo 1892 il Regno d'Italia adottava ufficialmente il Fucile Modello 91 come arma di fanteria in sostituzione del Vetterli-Vitali.

L'arma era dotata di una mira fissa a 300 m e 450 m e di un alzo regolabile da 600 a 2000 m. L'attacco della sciabola baionetta era situato sotto il canale di pulizia. Il caricatore era di tipo "en bloc", cioè faceva parte dell'arma e non poteva essere estratto. I colpi venivano tenuti insieme ed inseriti nel caricatore tramite una lastrina (clip) su cui si infilava l'orlo inferiore del bossolo. La lastrina cadeva automaticamente dall'apertura inferiore del caricatore quando veniva camerata l'ultima munizione. Inoltre la lastrina, a differenza degli altri Mannlicher, non aveva un verso di inserimento.

Moschetto (per Cavalleria) Mod. 91 e Mod. 91 TS

Moschetto Mod. 91

L'arma era troppo lunga per l'uso nella cavalleria e per i bersaglieri, tanto che veniva ancora utilizzato il Vetterli nei modelli specifici. Nel 1893 venne dunque progettato un nuovo modelllo decisamente più corto e leggero (910 mm e 3,16 Kg), chiamato ufficialmente Moschetto Mod. 91 o anche Moschetto per cavalleria Mod. 91. Il moschetto presentava inoltre un alzo differente, era privo di copricanna ed aveva una baionetta incorporata sotto la canna.

Mod. 91 e Mod. 91 TS a confronto

Per i genieri e gli artiglieri venne adottato un ulteriore modello, chiamato Moschetto Mod. 91 per truppe speciali, anche chiamato Moschetto Mod.91 TS. Nonostante fosse simile in lunghezza e peso a quello per cavalleria, non era dotato di baionetta incorporata e il sistema di mira era più simile a quella del fucile Mod. 91.

Dopo la Grande Guerra: Moschetto Mod. 91/24 e 91/28

Moschetto Mod. 91/24

Dopo la Grande Guerra, rimanevano in arsenale un gran numero di Mod. 91 in cattive condizioni, soprattutto con la canna particolamente usurata. La parte della culatta della canna (posteriore), data l'adozione del passo progressivo nella rigatura, invece era in buone condizioni. Si decise quindi di convertire parte dei Fucili Mod. 91 in moschetti, visto inoltre che la produzione dei Mod. 91 TS si era bloccata nel 1919. Tale arma prese il nome di Moschetto Mod. 91/24 e presentava della forti analogie con il Moschetto Mod. 91 TS. L'alzo fu ricavato da quello del Fucile Mod. 91, riducendone la gittata, mentre ne furono realizzati tre modelli con differenti attacchi della cinghia. La condizione economica attraversata dall'Italia non era certo felice, per cui si cercò di riutilizzare tutte le parti possibili dei vecchi Mod. 91, senza gettare via nulla, arrivando a eseguire particolari riparazioni.

Nel 1928 riprese la produzione di un moschetto per truppe speciali, chiamato Moschetto Mod. 91/28. L'arma era praticamente identica al 91/24, a parte il dispositivo di mira. Venne inoltre realizzato uno speciale tromboncino per il lancio di granate: una canna supplementare liscia veniva agganciata sul lato destro del moschetto ed utilizzava lo stesso otturatore (opportunamente smontato e passato sul tromboncino). Tale tromboncino aveva un sistema di alzo dedicato e poteva lanciare granate fino alla distanza massima di 200 m.

Fucile Mod. 91/38, varianti e Mod. 91/41

Fucile Mod. 91/38, Moschetto Mod. 91/38 e Moschetto Mod. 91/38 TS

Fucile Mod. 91/38 7,35 mm

Nella prima guerra mondiale, le munizioni 6,5x52 mm si erano dimostrate fin troppo penetranti e non riuscivano a procurare nel nemico ferite eccessivamente invalidanti. Inoltre, gli arsenali erano ancora pieni di vecchi Fucili Mod. 91 con la canna usurata. Nel 1938 si arrivò all'adozione di nuove munizioni 7,35x51 mm a nitrocellulosa pura, che assolvevano al compito, e fu inoltre progettato un fucile che utilizzasse il nuovo calibro e potesse recuperare anche le scorte esistenti. Questo nuovo progetto prese il nome di Fucile Mod. 91/38, un'arma sensibilmente più corta dell'originale Mod. 91 (1020 mm), con rigatura a passo costante, otturatore con manubrio piegato, alzo fisso a 300 m e un pugnale baionetta pieghevole e staccabile. Insieme al fucile, vennero modificati anche i moschetti, portando ai Moschetto Mod. 91/38 e Moschetto Mod. 91/38 per truppe speciali, ricalibrati entrambi a 7,35 mm e a rigatura a passo fisso. Questi moschetti erano molto simili ai Mod. 91, tranne per l'alzo, fisso a 200 m, e per altri particolari.

Fucili e moschetti Mod. 91/38 calibro 6,5 mm

Fucile Mod. 91/38 6,5 mm

Nel 1940 l'Italia entra in guerra e per problemi di tempistica, di logistica e di reperibilità delle nuove munizioni da 7,35 mm si ritorna al classico calibro da 6,5 mm. I Mod. 91/38 modificati a 7,35 mm vengono ritirati e successivamente forniti come aiuti militari alla Finlandia, che nel frattempo era stata attaccata dall'Unione Sovietica.

In alcuni testi i fucili e moschetti ricamerati 7,35 mm vengono indicati semplicemente come Mod. 38, mentre per quelli calibro 6,5 mm si parla di 91/38.

Fucile Mod. 91/41

Fucile Mod. 91/41

Nel 1941 viene sviluppata una successiva versione del Carcano, chiamata Fucile Mod. 91/41, con calibro 6,5 mm. Il fucile è decisamente più lungo del Mod. 91/38 (1171 mm) ma meno dell'originale Mod. 91, utilizza una canna con passo di rigatura costante, ripropone l'alzo regolabile, tarato fino a 1000 m, e prevede attacchi per la una cinghia sia inferiore che laterale.

L'omicidio Kennedy

Uno degli episodi più importanti riguardante quest'arma è l’assassinio di J.F. Kennedy, avvenuto il 22 novembre 1963 a Dallas nel Texas: la versione ufficiale recita, infatti, che Lee Harvey Oswald abbia ucciso il presidente degli Stati Uniti con un Mod. 91/38 dotato di ottica civile 4x. Questa curiosità è stata citata nel film Full Metal Jacket di Stanley Kubrick durante un discorso del Sergente Istruttore Hartman ai cadetti in cui elogiava l'abilità di Lee Harvey Oswald nell'utilizzo di un'arma tanto antiquata a confronto coi moderni M16 da poco adottati dalle forze armate statunitensi.

Carcano Mod 91

Carcano Mod 91

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Il fucile Carcano Mod. 91, meglio conosciuto come Mannlicher-Carcano o anche Carcano-Parravicino, è un fucile bolt-action adottato dal Regio Esercito nel 1891, sostituendo il vecchio Vetterli-Vitali, con il calibro di 6,5 x 52 mm. Il fucile fu sviluppato da Salvatore Carcano delle fabbrica d’armi di Torino con la collaborazione del generale Parravicino dell’arsenale di Terni. Il Mod. 91 venne prodotto sia nella versione lunga che carabina e servì sia nella Prima che nella seconda guerra mondiale, oltre che in vari conflitti coloniali.

Storia

A seguito della scoperta da parte di Paul Marie Eugenè Vieille nel 1884 della polvere infume, attraverso la gelatinizzazione della nitroglicerina con una miscela di etere ed alcool, si rese disponibile la possibilità di progettare fucili di calibro minore a quelli fino ad allora adottati. Il Regio Esercito aveva in dotazione i Vetterli-Vitali calibro 10,35 mm, di pur buon qualità, ma diventati obsoleti da questa nuova scoperta.

Le opzioni erano tra un sistema ad otturatore girevole-scorrevole stile Mauser oppure uno scorrevole stile Mannlicher. Inoltre la stessa Mauser adottò nel 1888 un calibro da 8 mm, che sembrò all'inizio una scelta ragionevole, ma, a seguito di alcuni esperimenti, si decise di adottare un calibro ancora inferiore, da 6,5 mm, che avrebbe permesso, tra l'altro, alle truppe di trasportare con facilità un maggior quantitativo di munizioni. Inizialmente si adottò per le munizioni un propellente alla balistite, ma poiché diede problemi di eccessiva erosione e di stabilità a temperature estreme, si passò alla solenite come propellente standard, un composto molto simile a quello adottato nel 1901 in Gran Bretagna, la cordite.

Questa scelta indusse la Commissione incaricata di studiare un nuovo fucile di affidare la progettazione e la produzione dello stesso alle fabbriche d'armi dello Stato, in quanto per un calibro così piccolo non c'era disponibilità nel mercato internazionale.

Inoltre si notò che nella canna, sottoposta ai forti attriti di proiettili col nuovo propellente, si tendeva ad usurare la rigatura ed, inoltre, i proiettili perdevano a volte la camiciatura. Si decise, quindi, di adottare, per la prima volta al mondo, una rigatura progressiva.

Fucile Mod. 91 e varianti

Particolare dell'azione del fucile Mod. 91

Particolare dell'azione del fucile Mod. 91

La gara, indetta tra le fabbriche d'armi nazionali, vide vincitore il modello presentato da Salvatore Carcano, molto simile a quello adottato dalla Mauser ma semplificato, mentre per il sistema di caricamento la spuntò quello della Mannlicher (da cui il nome Carcano-Mannlicher).

Il 29 Marzo 1892 il Regno d'Italia adottava ufficialmente il Fucile Modello 91 come arma di fanteria in sostituzione del Vetterli-Vitali.

L'arma era dotata di una mira fissa a 300 m e 450 m e di un alzo regolabile da 600 a 2000 m. L'attacco della sciabola baionetta era situato sotto il canale di pulizia. Il caricatore era di tipo "en bloc", cioè faceva parte dell'arma e non poteva essere estratto. I colpi venivano tenuti insieme ed inseriti nel caricatore tramite una lastrina (clip) su cui si infilava l'orlo inferiore del bossolo. La lastrina cadeva automaticamente dall'apertura inferiore del caricatore quando veniva camerata l'ultima munizione. Inoltre la lastrina, a differenza degli altri Mannlicher, non aveva un verso di inserimento.

Moschetto (per Cavalleria) Mod. 91 e Mod. 91 TS

Moschetto Mod. 91

L'arma era troppo lunga per l'uso nella cavalleria e per i bersaglieri, tanto che veniva ancora utilizzato il Vetterli nei modelli specifici. Nel 1893 venne dunque progettato un nuovo modelllo decisamente più corto e leggero (910 mm e 3,16 Kg), chiamato ufficialmente Moschetto Mod. 91 o anche Moschetto per cavalleria Mod. 91. Il moschetto presentava inoltre un alzo differente, era privo di copricanna ed aveva una baionetta incorporata sotto la canna.

Mod. 91 e Mod. 91 TS a confronto

Per i genieri e gli artiglieri venne adottato un ulteriore modello, chiamato Moschetto Mod. 91 per truppe speciali, anche chiamato Moschetto Mod.91 TS. Nonostante fosse simile in lunghezza e peso a quello per cavalleria, non era dotato di baionetta incorporata e il sistema di mira era più simile a quella del fucile Mod. 91.

Dopo la Grande Guerra: Moschetto Mod. 91/24 e 91/28

Moschetto Mod. 91/24

Dopo la Grande Guerra, rimanevano in arsenale un gran numero di Mod. 91 in cattive condizioni, soprattutto con la canna particolamente usurata. La parte della culatta della canna (posteriore), data l'adozione del passo progressivo nella rigatura, invece era in buone condizioni. Si decise quindi di convertire parte dei Fucili Mod. 91 in moschetti, visto inoltre che la produzione dei Mod. 91 TS si era bloccata nel 1919. Tale arma prese il nome di Moschetto Mod. 91/24 e presentava della forti analogie con il Moschetto Mod. 91 TS. L'alzo fu ricavato da quello del Fucile Mod. 91, riducendone la gittata, mentre ne furono realizzati tre modelli con differenti attacchi della cinghia. La condizione economica attraversata dall'Italia non era certo felice, per cui si cercò di riutilizzare tutte le parti possibili dei vecchi Mod. 91, senza gettare via nulla, arrivando a eseguire particolari riparazioni.

Nel 1928 riprese la produzione di un moschetto per truppe speciali, chiamato Moschetto Mod. 91/28. L'arma era praticamente identica al 91/24, a parte il dispositivo di mira. Venne inoltre realizzato uno speciale tromboncino per il lancio di granate: una canna supplementare liscia veniva agganciata sul lato destro del moschetto ed utilizzava lo stesso otturatore (opportunamente smontato e passato sul tromboncino). Tale tromboncino aveva un sistema di alzo dedicato e poteva lanciare granate fino alla distanza massima di 200 m.

Fucile Mod. 91/38, varianti e Mod. 91/41

Fucile Mod. 91/38, Moschetto Mod. 91/38 e Moschetto Mod. 91/38 TS

Fucile Mod. 91/38 7,35 mm

Nella prima guerra mondiale, le munizioni 6,5x52 mm si erano dimostrate fin troppo penetranti e non riuscivano a procurare nel nemico ferite eccessivamente invalidanti. Inoltre, gli arsenali erano ancora pieni di vecchi Fucili Mod. 91 con la canna usurata. Nel 1938 si arrivò all'adozione di nuove munizioni 7,35x51 mm a nitrocellulosa pura, che assolvevano al compito, e fu inoltre progettato un fucile che utilizzasse il nuovo calibro e potesse recuperare anche le scorte esistenti. Questo nuovo progetto prese il nome di Fucile Mod. 91/38, un'arma sensibilmente più corta dell'originale Mod. 91 (1020 mm), con rigatura a passo costante, otturatore con manubrio piegato, alzo fisso a 300 m e un pugnale baionetta pieghevole e staccabile. Insieme al fucile, vennero modificati anche i moschetti, portando ai Moschetto Mod. 91/38 e Moschetto Mod. 91/38 per truppe speciali, ricalibrati entrambi a 7,35 mm e a rigatura a passo fisso. Questi moschetti erano molto simili ai Mod. 91, tranne per l'alzo, fisso a 200 m, e per altri particolari.

Fucili e moschetti Mod. 91/38 calibro 6,5 mm

Fucile Mod. 91/38 6,5 mm

Nel 1940 l'Italia entra in guerra e per problemi di tempistica, di logistica e di reperibilità delle nuove munizioni da 7,35 mm si ritorna al classico calibro da 6,5 mm. I Mod. 91/38 modificati a 7,35 mm vengono ritirati e successivamente forniti come aiuti militari alla Finlandia, che nel frattempo era stata attaccata dall'Unione Sovietica.

In alcuni testi i fucili e moschetti ricamerati 7,35 mm vengono indicati semplicemente come Mod. 38, mentre per quelli calibro 6,5 mm si parla di 91/38.

Fucile Mod. 91/41

Fucile Mod. 91/41

Nel 1941 viene sviluppata una successiva versione del Carcano, chiamata Fucile Mod. 91/41, con calibro 6,5 mm. Il fucile è decisamente più lungo del Mod. 91/38 (1171 mm) ma meno dell'originale Mod. 91, utilizza una canna con passo di rigatura costante, ripropone l'alzo regolabile, tarato fino a 1000 m, e prevede attacchi per la una cinghia sia inferiore che laterale.

L'omicidio Kennedy

Uno degli episodi più importanti riguardante quest'arma è l’assassinio di J.F. Kennedy, avvenuto il 22 novembre 1963 a Dallas nel Texas: la versione ufficiale recita, infatti, che Lee Harvey Oswald abbia ucciso il presidente degli Stati Uniti con un Mod. 91/38 dotato di ottica civile 4x. Questa curiosità è stata citata nel film Full Metal Jacket di Stanley Kubrick durante un discorso del Sergente Istruttore Hartman ai cadetti in cui elogiava l'abilità di Lee Harvey Oswald nell'utilizzo di un'arma tanto antiquata a confronto coi moderni M16 da poco adottati dalle forze armate statunitensi.

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